Cenni storici del territorio marsalese
Breve cenno Sul territorio di Marsala. 

 

Posizionata all’estremità occidentale della Sicilia, ha un territorio di Kq 241,64 (diviso in 101 contrade agrarie) e conta circa 80.000 abitanti, di cui circa 40.000 in città e 40.000 in campagna.

L’economia è fondata sulla produzione e  l'industrializzazione del vino «Marsala», noto in tutto il mondo da circa tre secoli. Il nucleo abitato della città, rimasto chiuso nelle quattro mura dell’area quadrangolare del ‘500, dopo l’ultima guerra mondiale ha trovato più ampie sedi nelle immediate periferie suburbane rendendo la città più attiva e dinamica, portando un decoroso benessere ai cittadini occupati nelle attività del primario, secondario e terziario.
Il territorio, frequentato nei millenni pleistocenici da varie genti, conserva tracce evidenti di tutte le culture: dal paleolitico inferiore, al neolitico, all’eneolitico, al bronzo. Isola di Mozia Nel XIII sec. a.C. la Sicilia occidentale venne occupata dai Sicani, a cui seguirono nel XII sec. gli Elimitroiani e i greci ionici Focei, nel IX-VIII i Fenici, nel VI i Cartaginesi. Le zone interessate del territorio marsalese alle attività di questi popoli furono le contrade del nord, intorno allo Stagnone, dove venne fortificata l’isola- città di Mozia dagli ultimi arrivati, i Cartaginesi, contro la penetrazione greca che aveva nella dorica Siracusa la più aggressiva potenza militare della stirpe ellenica.
Lo scontro inevitabile fra Cartaginesi e Greci avvenne nel 480 a.C. a Imera con la vittoria dei Siracusani in continua espansione, che nel 397 finirono per distruggere Mozia e un immenso esercito punico sotto le mura della stessa fortissima Siracusa ad opera di Dionigi I il Grande. Lilibeo I Cartaginesi, indomiti, fondarono allora, più a sud, sul Capo Boeo, dotato dalla natura di un immenso e sicuro porto, capace di ricoverare oltre 300 legni (circa 600.000 mq), e di pozzi inesauribili d’acque potabili, la loro nuova base militare, Lilibeo, che fortificarono potentemente con fossati e mura invalicabili.
La città fu in grado di resistere a violentissimi assalti e assedi, ma alla fine venne ceduta ai Romani nel 241 a.C. (fine della I guerra punica), divenendo parte della fiorente Provincia di Sicilia dell’impero Romano. Nel 75 a.C. ebbe come Questore M. Tullio Cicerone. Nei secoli Il, III, IV d.C. dell’Impero Romano la Sicilia si arricchisce di case e ville adorne di prestigiosi mosaici di scuola africana (vedi la cosiddetta «villa romana» fuori Porta Nuova, a Marsala). Nel sec. V d.C. Lilibeo è cristiana con il Vescovo Pascasino, prediletto dal Papa S. Leone Magno, che nel 451 lo mandò, come suo delegato, a presiedere il Concilio di Calcedonia, sulle due nature di Cristo.
Dopo la parentesi barbarica (440-535), in cui Lilibeo ebbe come re e regina il vandalo Trasamondo sposo di Amalafrida (500-526), sorella dell’ostrogoto Teodorico, la Sicilia passa ai Bizantini, e Lilibeo ha i suoi Vescovi, con i quali S. Gregorio Magno tiene un importante carteggio epistolare per la direzione della Chiesa Lilibetana. Nel 787 il Vescovo Teofane partecipa al Concilio di Nicea sulle Sacre Immagini.
Marsala Sbarcati gli Arabi nell’827 a Mazara del Vallo, la città, decaduti i Bizantini, diventa un Iqlim (distretto) della Val di Mazara, prendendo sotto i Fatimiti il nuovo titolo onorario, LILIBEO = MARSALA (dalla etimologia araba MARSA’ ALI = Porto di Alì). Non sembra tuttavia che il porto sia stato molto fiorente rispetto a quello, più importante, di Mazara.
Nel 1072, i Normanni di Ruggero I conquistano la Sicilia è ricostituiscono il cristianesimo avvalendosi dell’opera dei Basiliani, che, a Marsala, ebbero sede nella Chiesa della Madonna della Grotta, la cui immagine per secoli venne onorata nello «stemma» di Marsala. Ruggero I, però, non ridiede il vescovado alla città, molto meno importante allora, di Mazara, in cui venne fondato nel 1093.
Da quell’epoca la città viene ricordata nei documenti del latino volgare col nome di MARSALIA. Con l’andar del tempo il nome prende la forma definitiva di MARSALA.
Durante il Medio Evo, la città, rimpicciolita rispetto a Lilibeo, chiusa nelle quattro mura normanne, erige le due parrocchie della Madrice e di S. Matteo, e varie Chiese e Conventi degli Ordini Religiosi; dei Francescani, dei Domenicani, dei Carmelitani, degli Agostiniani (c’erano già le Benedettine).
Nel ‘500 spagnolo arrivano a Marsala le opere dei grandi artisti di stanza a Palermo, come i Gagini. La città vien.. fortificata. Ma è nel ‘600 e ‘700 che gli edifici religiosi danno l’aspetto barocco alla città, e, nello spirito della Controriforma accolgono nelle loro mura, le caratteristiche processioni della Passione di Cristo, tutt’oggi celebrate devotamente. Si rinnovano le vecchie Chiese e ne sorgono altre, fra cui, nel 1583 la Chiesa di «Gesù e Maria» dei Minimi, dedicata a S. Francesco di Paola (S. Padre), fuori le mura con il Convento.
Nelle campagne molti bagli e torri per proteggere i contadini, gli animali, i prodotti agrari, così necessari in tempi di terribili carestie, lungo le stagioni delle semine e dei raccolti, contro i predoni e i pirati barbareschi.
Comincia l’epoca d’oro delle enfiteusi che spinge i contadini fuori dalla città, inizia l’epopea della vite e della colonizzazione del territorio, in cui cominciano a sorgere, insieme alle case coloniche, luoghi di culto, «chiani» abitati, mulini, trappeti, trazzere, feudi e fattorie gestiti da Ordini religiosi e dai feudatari. I latifondi deserti si riducono, la campagna si popola. 1793 Da questa data Giovanni Woodhouse introduce l’industria vinicola sempre fiorente nell’800 sorgono stabilimenti vinicoli inglesi e locali in città e in campagna, fra cui quello di FLORIO del 1833.
Nel maggio 1860 Garibaldi inizia, da Marsala, la sua avventura per l’unità d’Italia. Nuovo stemma: Apollo con cetra. Nell’ultimo dopoguerra, Marsala vive la straordinaria era dello sviluppo edilizio e dei trattori agricoli, uno sviluppo, che capitali bancari illimitati spingono a vertici mai raggiunti nel passato, creando un benessere generale per tutte le categorie sociali. A tutt’oggi innumerevoli stabilimenti e cantine sociali continuano a tenere alta la qualità del vino, il prodotto più generoso e ricco della terra marsalese. Grandi ricchezze si ricavano anche dai prodotti delle serre, dalle saline e dalla pesca.
 
 
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