Storia del Santuario

Le Origini del Santuario 

Una umile Grotta in una perriera

La Divina Provvidenza, che guida la storia fin nei minimi particolari e che tutto opera per il nostro bene, dopo aver posto in Marsala premesse così preziose, nonostante il periodo difficile della storia italiana nella seconda metà dell’800, non abbandonò la numerosa famiglia paolana. Anzi, nella sua imprevedibile logica, scelse ciò che era apparentemente insignificante, come era in effetti la Grotta della perriera ove era collocata una semplice immagine di S. Francesco di Paola, per essere via via luogo di preghiera e di culto, centro di spiritualità per quanti nel Santo di Paola trovano un padre e un modello di genuine virtù evangeliche e di autentica testimonianza cristiana. La Grotta del Santo Padre, sita nella zona periferica dell’agro marsalese ai confini del Comune di Petrosino, si presenta come una escavazione laterale di circa 20 mq in una cava di tufo detta, in gergo, «perriera» nel terreno che, allora, apparteneva a un ricco proprietario marsalese di nome Nicolò Marino (M 22/7/1868). Essa fa pensare a quella di Paola, ove Francesco passò cinque lunghi anni in completa solitudine, nella meditazione della Parola di Dio, nella preghiera e nella penitenza.


  

Periodo di nascita della Grotta

Fino a quando non emergono documenti più antichi degli attuali in nostro possesso, potremmo accettare come periodo approssimativo della nascita della Grotta del S. Padre quello racchiuso entro l’arco di vita in cui l’antico proprietario, Nicolò Marino, esercitò il pieno diritto su quel fondo. Tale periodo va dalla morte del di lui padre, Giovanni, deceduto il 19/1/1823, di cui non esistono documenti che ci riguardano, fino alla erezione della vicina Chiesa omonima, anno 1866, fatta costruire da un pio agricoltore facoltoso del luogo, Agostino Montalto (M 6/7/1872), a seguito di un «voto» da lui fatto al nostro Santo.

  L’immagine del Santo

La statua originale del S. Padre, un mezzo busto in tufo rivestito di stucco,  esiste dal 1927. Mentre dalle dichiarazioni del marsalese Ignazio Coppola, avvalorata dalle testimonianze giurate di alcune persone oculari tuttora viventi, risulta che il nonno di lui, Antonino Coppola (M 6/2/1949), fu l’autore dell’attuale statua che sostituì quella precedente, distrutta probabilmente a causa di un incendio sviluppatosi nella Grotta nelle prime decadi di questo secolo. Com’è noto, la nostra statua non ha un valore artistico, mentre ha un gran valore dal punto di vista devozionale e storico per i fedeli.

  Una nuova denominazione di contrada

La presenza di quella rustica cappella, ove molti si recavano in pellegrinaggio, pian piano diede nome a tutta la zona circostante. Così, ad esempio, nell’atto di successione del summenzionato Nicolò Marino (M 25/7/1868) si fa riferimento alle terre incolte di quella località che viene espressamente denominata «Contrada S. Francesco di Paola la Perriera». Fino alle prime decadi di questo secolo, la Contrada aveva una denominazione al singolare: «S. Padre della Perriera». Dopo gli anni venti, dai documenti parrocchiali, emerge la denominazione al plurale: «S. Padre delle Perriere». E ciò, indubbiamente per le numerose perriere o cave di tufo in attività, presenti nella zona.

  Modestia di un risveglio 

Qualsiasi vocazione che proviene da Dio, inizialmente è come un piccolo germe che avrà a suo tempo il suo sviluppo e i suoi frutti. Nel primo periodo della sua storia, in assenza di fatti sensazionali, la Grotta veniva visitata solo da quelle persone che conoscevano la cappella e provenivano dalle vicine campagne per una breve sosta di preghiera. Alcuni, poi, che avevano chiesto grazie e assistenza al Santo taumaturgo, si sentivano vivamente protetti e, pertanto, ritornavano in pellegrinaggio per ringraziarlo e offrire qualche obolo, fiori ed ex voto in cera. Questi fenomeni ebbero lungo gli anni un grande sviluppo e divennero una tradizione simile a quella di molti Santuari. Si tratta, dunque, di un legame alla Grotta, che si andava sempre più sviluppando grazie a un particolare motivo di pietà da parte dei fedeli, incentrato sulla figura luminosa di un grande Santo della Chiesa, per la cui intercessione molti devoti attestano verbalmente di ricevere grazie e miracoli.

SVILUPPI STRUTTURALI E DONAZIONI 



Un prospetto alla Grotta del Santo

Nell’ottobre 1899, la Grotta fu abbellita all’esterno da una cupoletta e da un piccolo pronao sorretto da due colonne in pietra tufacea. Tali elementi architettonici, essendo stati corrosi per lunghi anni da agenti atmosferici e resi ancor più fatiscenti da numerosi incendi, in questi ultimi anni (1988-89) sono stati completamente rifatti in pietra d’intaglio e con un certo gusto artistico.

Un corridoio e una nuova piccola grotta

Nell’aprile 1953, il Parroco di allora, Andrea Spanò ebbe l’idea di creare, lateralmente alla Grotta del Santo, un corridoio e una piccola grotta come via d’uscita, indispensabile nei giorni di affollamento. Quest’ultima, recentemente (1988), è stata ristrutturata e adibita come cappella del Santissimo Sacramento.

Nuovi restauri e ristrutturazioni


Tanti restauri sia sulle strutture che sulla statua del Santo da parte del Prof. Salvatore Abate (M 8/3/1980). Alla Grotta fu data forma absidale e fu eretto un altare in tufo rivolto al popolo, consacrato il 7 maggio 1971 da S.E. il Vescovo di Mazara Mons. Giuseppe Mancuso (M11/3/1978). L’anno successivo, superata qualche difficoltà inerente all’ambiente sotterraneo, la Grotta fu dotata di energia elettrica, ormai indispensabile per la pastorale e lo sviluppo del Santuario.

Donazioni

Negli anni che vanno dal 1961 al 1986, la Parrocchia, quale Ente ecclesiastico, è venuta in possesso, per donazione, di alcuni appezzamenti di terreno, adiacenti alla Grotta, che favorirono la creazione di una nuova e più larga strada di accesso a due corsie e di molti altri spazi interessanti per agevolare le strutture pastorali, per parcheggi e rimboschimenti. Così abbiamo: la donazione di Andrea Spanò, la donazione di Giuseppe Maltese e Andrea Centonze, la donazione dei fratelli Gaspare, Michele e Ignazio Mauro, la donazione di Cecilia Ragona. La donazione più importante e preziosa fu la stessa grotta del Santo con la stradella d’accesso che fino al 1975 non apparteneva giuridicamente alla Chiesa parrocchiale. La proprietaria, Michelina Calabrò in Lomeo, l’aveva ricevuto come dote di matrimonio dalla mamma Marietta Marino, figlia del summenzionato Nicolò Marino. La signora Michelina, nutriva il proposito di fare la donazione anzidetta dinanzi al notaio, ma, per la sua malferma salute, l’atto giuridico veniva di volta in volta postergato fino a quando sopraggiunse la morte (M 3/8/1971), quasi all’improvviso, che non le permise di concretizzare la sua volontà. Le quattro figlie eredi: Benedetta, Maria, Emma e Sofia Lomeo, dopo la voltura dei beni di famiglia, adempirono la volontà della madre sottoscrivendo la donazione del prezioso luogo alla Chiesa parrocchiale con atto notarile del 17 ottobre 1975, n. 61213 rogato dal notaio Pietro Cavasino. Tutte queste donazioni furono perfezionate, in seguito, con i relativi atti di accettazione da parte del Parroco, sac. Nazareno Gulino, secondo le norme concordatarie.

Progettazioni

Nel 1975, quando lo spazio attorno alla Grotta era molto limitato, si pensò a un progetto di Santuario, dotato delle relative strutture, che, per le sue caratteristiche architettoniche, si presentava in una linea piuttosto moderna, così come l’aveva concepito l’arch. Vita Marino di Marsala. Inseguito, nel 1981, si pensò a una proposta di architettura ipogeica che s’intonasse ancor più con l’ambiente circostante e tenesse presente i nuovi spazi di cui la Chiesa era venuta in possesso. A ciò si prestarono i giovani architetti Girolamo Palmizi e Mariano De Vita. Qualcosa è già stata realizzata: la nuova entrata e il salone adiacente. Tuttavia, rimane ancora molta strada da fare prima di vedere la Chiesa e le strutture annesse progettate in forma definitiva e in fase di realizzazione.


Il monumento



Per interessamento di un comitato appositamente formato, nel luglio 1988, fu eretto, nella piazza del Santuario, un monumento di bronzo a S. Francesco di Paola in atteggiamento estatico e orante. Tale monumento, opera dell’artista Pino Mazarese, essendo stato collocato all’esterno della Grotta, ha esteso l’atmosfera di spiritualità in tutto l’ambiente del Santuario.

I sotterranei Cave a “Pileri”

Nei tempi passati, secondo i sistemi di lavorazione di allora, le zone adiacenti alla grotta furono sfruttate a cave per l'estrazione del tufo. Ancora oggi ne esistono alcune molto caratteristiche. Essendo, esse, sotterranee, danno un’atmosfera quasi catacombale e ricordano la cultura di un’epoca e i grandi sacrifici degli antichi cavatori di pietra. Queste cave, essendo interessanti per i visitatori e proprietà del Santuario, alcune di queste sono state rese accessibili al pubblico e utilizzati a scopi pastorali.

IL SANTUARIO E LA SUA VOCAZIONE

Un secolo faticoso ma non infruttuoso

Dal 1870, la vicina Chiesa, già costruita, cominciò ad essere officiata dai Cappellani, di cui il primo fu il sac. Gaspare Alagna, per l’assistenza religiosa domenicale e festiva dei fedeli residenti nella zona. Questi, pur non risiedendo in loco, non si sentirono affatto estranei al fenomeno devozionale al S. Padre, anche se, per scarsezza di documenti, non sappiamo l’entità dei loro interventi. Con l’elevazione della Chiesa in Parrocchia (1921),il primo Parroco Tommaso Patti, senti il dovere sacerdotale di intervenire per educare e orientare la devozione al Santo, fino al punto di rendere la Grotta idonea a potervi celebrare, almeno nei giorni di maggiore affluenza, il culto Eucaristico, centro della vita dei fedeli, scopo e culmine di ogni devozione. Da parte sua l’Autorità Ecclesiastica Diocesana, nella persona dell’Ecc.mo Mons. Salvatore Ballo Guercio, accogliendo l’istanza del suddetto Parroco, e, al fine di rendere più libera la Grotta dagli influssi della proprietà privata che non poteva assicurarne lo sviluppo né l’esercizio della sua missione, nell’aprile 1936 concesse allo stesso la licenza di benedire solennemente la Grotta elevandola così al grado di Oratorio Pubblico e luogo di culto.

Periodo di sviluppo

Dal 1974 in poi, nonostante i disagi di vario genere per carenza di strutture, dato l’enorme afflusso dei pellegrini, si è sentita l’esigenza di rendere il Santuario sempre più pastoralmente disponibile, offrendo ai devoti, con maggiore abbondanza, i mezzi della salvezza cristiana. Si spera che in un futuro non molto lontano, il Santuario possa essere in grado di avere, altre strutture essenziali, a servizio di tutti coloro che volessero ritirarsi per rinfrancare lo spirito e per scopi formativi e umanitari.

 
Qualunque ora per l'amore di Dio
 
Santuario San Francesco di Paola ( Santo Padre delle Perriere) Diocesi di Mazara del Vallo (TP) C/da Santo Padre delle Perriere 91025 Marsala (TP)
 
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Quando e come visitare il Santuario
 
Il Santuario è aperto:
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S.Padre.delle.Perriere@gmail.com

NB: Le e-mail vengono lette dal
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tempestivamente una stampa
cartacea al Rettore
don Vincenzo Greco
con cui coordina la gestione
delle visite.

Richieste e ritiro di documentazione.

Per le richieste o i ritiri dei vari documenti che il Santuario o la Parrocchia rilascia potranno essere effettuati presso gli uffici parrocchiali
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- lunedì - mercoledì .- giovedì
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rivolgersi direttamente al Rettore del Santuario
don Vincenzo Greco.
Rettore Santuario
 
Se desiderate mettervi in contatto
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del Santuario:

Rev.do Rettore
Don Vincenzo Greco
Cell. 334 3547922
Consiglio Affari Economici e Responsabili dei contatti con i Pellegrini
 
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